La Storia

Dal 1989

Per spiegare “Fefè” e quindi Bruno che di Fefè è l’anima, bisogna stendere questa accartocciata pagina di tempo ed allungare lo sguardo fino alla Napoli dei primi anni ottanta, quando Piazza del Plebiscito era un incubo di automobili, Maradona un sogno e il centro storico una realtà decadente in cui la ristorazione non andava al di là di qualche storica pizzeria dalla frittura letale e di qualche vini e cucina il cui obiettivo principale era far pagare così poco da rendere inutile ogni lamentela. Ristoranti e trattorie sembravano un affare di famiglia, come tante altre cose, da trasmettere senza troppi sussulti di generazione in generazione, in una sorta di nepotismo dello spaghetto a vongole.

È in quel buio “inverno” napoletano, carico dei germogli che sbocceranno nel decennio successivo, che Bruno, già promotore di concerti, apre la Spaghetteria in Via Paladino, una invenzione di nuovi sapori e di incontri realizzata con il grande Ugo che adesso, come sempre ha fatto nell’aldiquà, starà deliziando angeli e diavoli ad una stessa tavola.
Con la Spaghetteria un pezzo di Napoli viene scetato, sottratto al sonno e all’apatia. Via Paladino apre gli occhi e i portoni, di lì a poco ogni buco di quella strada sarà riempito da cibo vino e musica. E mentre in città arrivano i primi scudetti, nella Spaghetteria gli spaghetti vivono la loro rivoluzione francese, arricchendosi di colori, fantasia e varia umanità.

Quando Napoli comincia a ricordarsi di essere bella e riprende a fare i conti con la propria storia dando vita a quella specie di rinascimento degli anni novanta, Bruno è già altrove, a riscoprire Miseno, ammaliato dal mare. In compagnia prima di Biagio e poi di Antonella ed infine con Elio e Valeria, Bruno ridà luce e senso ad un porticciolo nascosto, uno di quei luoghi del Mediterraneo che potrebbero stare ovunque e solo nel Mediterraneo. ancora una volta esplorando territori e gusti alla ricerca del sapore perduto e di quello non ancora nato, ancora una volta cercando di creare un luogo che non sia di effimero consumo ma di vivace valorizzazione del posto in cui si trova, della gente con cui lavora, del cibo che tratta.

Tutto è Fefè, tranne che un semplice ristorante. Tutto è Bruno, tranne che un semplice ristoratore. Ha scelto miseno, e ci è andato a vivere, diventandone parte. Bruno non cucina solo con il pesce fresco, l’olio buono, la giusta fiamma. Lui usa come ingrediente principale l’anima del luogo, il genius loci. E così come nella Spaghetteria mangiavi un pezzo di Napoli, perché la vera Napoli sta nella fantasia e non nella scontata e facile ripetizione, così da Fefè mangi un pezzo di mar tirreno, con i suoi miti e le sue leggende ed i sogni verso l’orizzonte a primavera, quando l’aria è così profumata che ti viene voglia di addentarla, o di voltarti verso Bruno, che gira fra i tavoli, e di chiedere a lui, per favore, di cucinartela secondo lala sua ultima intuizione.